Umberto Eco - Il nome della rosa (2025)

Appunto di Italiano che descrive l'opera "Il nome della rosa" di Umberto Eco con analisi delle caratteristiche e degli aspetti principali.

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Umberto Eco - Il nome della rosa (3)In questo appunto di Italiano si tratta della storica opera Il nome della rosa di Umberto Eco, con analisi, spiegazione e riassunto del giallo storico.

Eco e Il nome della rosa

Le riflessioni di Eco sull’enciclopedia si riversano anche sui suoi romanzi, qui in particolare siamo di fronte al suo primo giallo storico pubblicato da Bompiani nel 1980. Il primo ma anche il più celebre: venne tradotto in più di quarantacinque lingue, diventò un film e una serie e vinse il Premio Strega e inserito nella lista di Le Monde.
La storia è ambientata nel 1327 in un’abbazia sugli appennini tra Piemonte, Liguria e Francia, dove viene scovato un libro scritto anni prima dal monaco Adso da Melk che sceglie di scrivere per ricordare la sua esperienza religiosa insieme al maestro Guglielmo da Baskerville.

Il libro, Il nome della rosa, è diviso in sette capitoli che rappresentano le tipiche sette giornate che si svolgevano all'interno del monastero.
L'autore è Adso il monaco, colui al quale viene donato questo ritrovamento (il manoscritto) e che quindi decide di raccontare la sua storia, in particolare la vicenda in un monastero benedettino che visse da giovane.

La trama de Il nome della rosa

Adso de Melk è, nel suo manoscritto, un giovane benedettino, allievo di Guglielmo, frate francescano sostenitore delle tesi pauperistiche: il pauperismo era un movimento medievale spirituale i cui protagonisti, mendicanti e predicatori cristiani, chiedevano elemosinando per le strade delle città un compenso per mandare avanti la loro disciplina e il loro monastero.
Per questa ragione il frate viene invitato dall'imperatore Ludovico a partecipare al congresso che si sarebbe tenuto nel monastero tra francescani e delegati del Papa Giovanni XXII. Il motivo del congresso era anche fare chiarezza sui diversi misteriosi omicidi che stavano avvenendo in quel monastero in Piemonte.
In questo monastero avignonese c'è l'abate che attende timoroso ma speranzoso Guglielmo, il quale avrebbe potuto mettere luce sull'accaduto: la morte di Adelmo, giovane confratello che perse i sensi durante una bufera di neve. In realtà l'avvenimento non era chiaro: molti sostenevano che Adelmo fosse stato ucciso, che si fosse ucciso o addirittura che ci fosse stata l'avvenuta dell'Anticristo.
All'arrivo Guglielmo scopre la presenza di una biblioteca che fungerà da fil rouge per l'investigazione: aveva notato infatti, che tutti gli omicidi si ricongiungevano nella presenza di un libro nascosto nelle segrete della biblioteca, a cui anche lui, ovviamente, non aveva accesso.
Il libro era la Poetica di Aristotele, simbolo di corruzione e ilarità sconveniente in quei luoghi e per il cattolicesimo.
Il custode della biblioteca aveva infatti cosparso di veleno le pagine di Aristotele, considerando l'azione come indispensabile per non convertire i monaci agli atti scandalosi raccontati nel libro. Ogni qual volta qualcuno avesse osato leggere queste storie, sarebbe stato avvelenato dalle sue pagine.
Guglielmo scoprirà il tutto perché gli verrà dato il libro avvelenato da Jorge de Burgos, il custode della biblioteca, conoscitore di ogni segreto del monastero. Secondo alcuni studi Jorge de Burgos è un riferimento (caricatura) di Eco a Jorge Luis Borges, celebre scrittore spagnolo perché entrambi ciechi, dai nomi simili, ma soprattutto forti sostenitori delle biblioteche e dei segreti che queste possono contenere (basta leggere il libro di Borges La biblioteca di Babele). Guglielmo comunque non morirà perché aveva i guanti, dunque riuscì a non avvelenarsi.
Si capiì, a indagini concluse, che Adelmo era stato ucciso dal veleno e il suo cadavere, all'interno delle mura della biblioteca, venne spostato di nascosto e depositato nell'orcio pieno di sangue di animali. Questo perché tutti i cadaveri avrebbero avuto una caratteristica in comune: lingua e punta delle dita nere, a causa del veleno.
Una volta scoperto, Jorge incendierà, per fuggire dall'inseguimento, tutta la biblioteca e tutta l'abbazia.
Il libro finisce con il narratore, il giovane Adso ormai vecchio, che tornerà nel luogo dei delitti anni dopo, non trovando altro che macerie e desolazione.

Umberto Eco - Il nome della rosa (4)

Significato de Il nome della rosa

È facile capire anche solo dalla trama come questa opera sia un'insieme di generi: poliziesco, di formazione, storico, filosofico e religioso cristiano, ma è anche una rete di citazioni e rimandi ad altri libri (prima di cedere la parola ad Adso, Eco riferisce come sia venuto in possesso del libro che presenterà in traduzione italiana, questo libro è passato per due mani, ossia quella dell’abate Vallet che lo pubblica nel 1842, e quella di Mabillon, erudito del settecento, quindi è evidente il riferimento ai “Promessi sposi”).
Inoltre, si presenta come una macchina per generare interpretazioni, come si legge nelle Postille della rosa appendice al romanzo pubblicata nel 1984. Eco parla dell’opera in questi termini: "Il romanzo orienta il lettore attraverso una traccia, ma lo stimola anche all’interpretazione, e questo è tipico dei testi moderni in cui la realtà non è più il punto di riferimento. Nulla di nuovo può più essere inventato, quindi non resta che affidarsi alla biblioteca delle opere precedenti, citare da quelle opere e produrre nuove interpretazioni".
Nel titolo Il nome della rosa questo aspetto è già presente: la rosa infatti è una figura simbolica così densa di significati da non averne quasi più nessuno, rappresenta l’amore, la bellezza, ma anche il segreto, il mistero, vita e morte insieme. E il termine "nome" rappresenta ciò che rimane di questa rosa, di questo simbolo che scompare: soltanto il nome.
Questa opera può essere definita enciclopedica per la presenza della trama di una biblioteca-labirinto, la biblioteca è già di per sé un elemento significativo in quanto specchio della visione del mondo, in varie opere possiamo riscontrare famose biblioteche: come quella di Miragno nel Fu Mattia Pascal, o quella di Manzoni.
I versetti dell’Apocalisse vengono utilizzati per comprendere la sistemazione dei libri: Guglielmo comprende che le lettere inziali, se unite, compongono i nomi dei vari reparti, riuscendo così a determinare il luogo dove sono situati. Riesce insomma a districarsi in una biblioteca e in un'abbazia che diventa un laborinto. Ibernia, per esempio, è il nome delle stanze del torrione occidentale, Fonsade indica le zone del torrione orientale, Ispanie è collocata tra i torrioni a ovest e a sud, Leons corrisponde alla zona del torrione meridionale, Anglia e Germania a nord.
Infine, aspetto centrale della storia, è sicuramente il riferimento a due tempi storici nettamente opposti: quello in cui è ambientata la storia, ossia il Medioevo, epoca di forte chiusura, regole, dogmi, imposizioni e ristrettezze, il famoso "periodo buio" e la Modernità del 1900, la necessità di far luce, di scoprire la verità, la curiosità della conoscenza. Jorge appare quindi come la personificazione del Medioevo, mentre il frate Guglielmo la Modernità, che vincerà sui segreti dell'epoca passata.

Per ulteriori approfondimenti su Umberto Eco vedi anche qua

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